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Niente straordinari per il dirigente medico titolare di struttura complessa, salvo il risarcimento del danno

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     La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 9126 del 5 aprile 2024, ha ribadito il principio secondo il quale " in tema di dirigenza medica nel pubblico impiego privatizzato, lo svolgimento di lavoro straordinario inteso quale prestazione eccedente gli orari stabiliti dalla contrattazione collettiva non fa sorgere in capo al dirigente diritti retributivi ulteriori rispetto a quanto previsto a titolo di retribuzione di risultato o a titolo di remunerazione di specifiche attività aggiuntive (ad es. pronta disponibilità, guardie mediche, prestazioni autorizzate non programmabili, ecc.). Tuttavia, la sistematica richiesta o accettazione di prestazioni eccedenti i limiti massimi stabiliti dalla legge o dalla contrattazione collettiva rispetto alla misura (giornaliera, settimanale, periodale o annua) del lavoro o la violazi...

Tributi: ribadita la prescrizione quinquennale per sanzioni e interessi

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     La Corte di Cassazione, agli inizi di questo nuovo anno, con la sentenza n. 5220 del 27 febbario 2024, è tornata sul tema della prescrizione di sanzioni e interessi in materia tributaria, ribadendo che la prescrizione per interessi e sanzioni tributarie è quella quinquennale di cui all' art. 2948 , n. 4, cod. civ., per quanto riguarda i primi e art. 20 D.Lgs. n.472/1997 per le sanzioni.      Con particolare riferimento agli interessi, essi sono infatti regolati -secondo la giurisprudenza largamente prevalente della stessa Corte di Cassazione -da una norma di diritto comune quale l' art. 2948 , n. 4, cod. civ., secondo cui l'obbligazione relativa riveste natura autonoma rispetto al debito principale e soggiace al generalizzato termine di prescrizione quinquennale fissato dalla suddetta disposizione ( Cass., Sez. VI, 14 settembre 2022, n. 27055 ; Ca...

Anche il conviente more uxorio ha diritto agli utili dell'impresa di famiglia se vi lavora in maniera continuativa? La Suprema Corte passa la palla alla Corte Costituzionale

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             Le Sezioni Unite Civili, pronunciando su questione di massima di particolare importanza (rimessa dalla Sezione Lavoro con l’ordinanza interlocutoria n. 2121 del 24 gennaio 2023), hanno dichiarato rilevante e non manifestamente infondata – in riferimento agli artt. 2, 3, 4, 35 e 36 Cost., all’art. 9 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea ed all’art. 117, comma 1, Cost., in riferimento agli artt. 8 e 12 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo – la questione di legittimità costituzionale dell’art. 230 bis c.c., norma che, al primo comma, dispone che «il familiare che presta in modo continuativo la sua attività di lavoro nella famiglia o nell’impresa familiare ha diritto al mantenimento secondo la condizione patrimoniale della famiglia e partecipa agli utili dell’impresa familiare ed ai beni acquistati con essi nonché agli incrementi dell’azienda, anche in ordine all’avviamento, in proporzione alla ...

No alla mediazione obbligatoria per la domanda riconvenzionale

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       Il Tribunale ha ritenuto quindi di operare il rinvio alla S.C., ai sensi dell’art. 363-bis c.p.c., ovvero il nuovo rinvio pregiudiziale per questioni di diritto (del quale abbiamo già parlato in questo articolo ) in ordine alla proponibilità della domanda riconvenzionale, quando la causa rientri tra quelle a mediazione obbligatoria ex art. 5 d.lgs. n. 28 del 2010 e la mediazione sia stata già effettuata, anteriormente alla prima udienza, in relazione alla domanda di parte attrice, ma non alla domanda riconvenzionale.      La Suprema Corte, attraverso una disamina completa ed esaustiva della materia della mediazione e della ratio che ha ispirato il legisaltore ha specificato che la mediazione obbligatoria ha la sua ratio nelle dichiarate finalità di favorire la rapida soluzione delle liti e l’utilizzo delle risorse pubbliche giurisdizionali solo ove effettivamente necessario: posta questa finalità, l’istituto non può essere utilizzato in modo dis...

Nessun giudicato sulla norma applicabile.

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      In materia di responsabilità della Pubblica Amministrazione per danni cagionati da fauna selvatica, lo stabilire se un fatto illecito resti disciplinato dall' art. 2043 c.c. o dall' art. 2052 c.c., quando su esso sia mancata nei gradi di merito una pronuncia espressa, è questione di individuazione della norma applicabile e non di qualificazione giuridica della domanda, e può essere prospettata per la prima volta in sede di legittimità.       Con la recente sentenza di Cassazione, la n. 31330 del 10 novembre 2023, la Suprema Corte ha cassato con rinvio una sentenza del Tribunale di Ascoli Piceno, quale giudice di appello, ritenendo che, nel caso di specie, nessun "giudicato interno" potesse ritenersi formato sulla "qualificazione giuridica" della domanda.      In primo luogo, infatti, lo stabilire se la domanda proposta debba decidersi applicando l' art. 2043 ...

La procura alle liti non basta a provare il rapporto di patrocino con il proprio avvocato

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       La Suprema Corte, con l'ordinanza n. 34412 del 11 dicembre 2023, richiamando i suoi precedenti ha ribadito che "secondo la giurisprudenza di questa Corte "La procura alle liti è un negozio unilaterale endoprocessuale con cui viene conferito il potere di rappresentare la parte in giudizio e che non presuppone l'esistenza - fra le medesime persone - di un sottostante rapporto di patrocinio, ovvero del negozio bilaterale, generatore del diritto al compenso, con il quale, secondo lo schema del mandato, il legale viene incaricato di svolgere l'attività professionale. Ne consegue che la procura alle liti è solo un indice presuntivo della sussistenza tra le parti dell'autonomo rapporto di patrocinio che, se contestato, deve essere provato (Cass., 2, n. 6905 dell'11/3/2019; Cass. 6-3, n. 8863 del 31/3/2021 ); quind...

Nessun obbligo di "repechage" per il dirigente. L'ordinanza della Cassazione.

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     In caso di licenziamento del dirigente d'azienda per esigenze di ristrutturazione aziendale è esclusa la possibilità del "repêchage" in quanto incompatibile con la posizione dirigenziale del lavoratore, assistita da un regime di libera recedibilità del datore di lavoro.     L'ordinanza n. 2895 del 2023 della Cassazione ha specificato che tale istituto non si applica alla posizione dirigenziale del lavoratore.     Il ripescaggio, è stato ritenuto applicabile in caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, che è connesso a “ragioni inerenti all’attività produttiva, all’organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa” giustificato motivo oggettivo, quali la crisi dell’impresa, la cessazione dell’attività o anche solo il venir meno delle mansioni cui è assegnato il lavoratore, senza che sia possibile il suo ricollocamento in altre mansioni esistenti in azienda e compatibili con il suo livello di inquadram...