La "Telemedicina informale": rischi e responsabilità nella comunicazione via messaggio

 


    Nell’era della sanità digitale, chiameremo "telemedicina informale" l'uso privato di strumenti come WhatsApp o SMS tra medico e paziente, che si è affermata come prassi quotidiana. Tuttavia, dietro la semplicità di un messaggio vanno tenuti nella dovuta considerazioni profili di insidie sul piano della responsabilità medica.

    Nella pratica quotidiana, capita sempre più spesso che i medici utilizzino strumenti come WhatsApp, SMS o altre piattaforme di messaggistica per comunicare rapidamente con i pazienti. Questo fenomeno si distingue dalla telemedicina "ufficiale" perché avviene fuori da piattaforme sanitarie strutturate, in modo diretto e personale tra il medico e il paziente.

    Pur facilitando il monitoraggio e il supporto a distanza, questa modalità di comunicazione espone il sanitario a rischi importanti: l'assenza di visita fisica, le limitazioni nella raccolta di informazioni e la gestione non formale delle interazioni possono infatti incidere sulla qualità della prestazione e sulle responsabilità giuridiche in caso di contestazioni.

    Secondo l'Osservatorio Innovazione Digitale del Politecnico di Milano, il 42% dei medici utilizza WhatsApp per comunicare con i pazienti. Ma questa comodità espone il sanitario agli stessi obblighi e rischi della medicina "tradizionale", senza le garanzie dell'esame obiettivo diretto.

    Infatti, anche nella consulenza a distanza, il medico è tenuto a rispettare: la diligenza professionale, l'adeguata informazione del paziente e la gestione sicura dei dati sensibili.

    Omettere accertamenti, fornire diagnosi incomplete o non chiarire i limiti della valutazione a distanza può configurare responsabilità per colpa professionale.

    Infatti, anche i messaggi di WhatsApp e SMS costituiscono prova documentale a tutti gli effetti: possono essere acquisiti tramite screenshot e sono equiparati ai documenti elettronici, come confermato dalla Cassazione a Sezioni Unite (2023). Il contenuto delle chat può quindi essere utilizzato in giudizio per dimostrare errori, omissioni o inadempimenti.

    Quindi, per i medici, è fondamentale; informare i pazienti sui limiti della consulenza informale; rispondere in modo chiaro, completo e tempestivo; proteggere i propri dispositivi e salvare in modo sicuro le comunicazioni; non sostituire la visita fisica con il solo scambio di messaggi, come previsto dall’art. 78 del Codice di Deontologia Medica.

    Infatti, quella che abbiamo chiamato "telemedicina informale" è uno strumento utile, ma deve essere usato con piena consapevolezza dei rischi legali. Un semplice messaggio può diventare elemento centrale in una causa di responsabilità sanitaria: per questo serve prudenza, rigore documentale e massima attenzione nella gestione del rapporto digitale con i pazienti.

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