La Cassazione sulle infezioni nosocomiali: un vademecum per le strutture sanitarie.

      


    La sentenza 3 marzo 2023, n. 6386 riguarda un causa promossa dai congiunti di una donna deceduta a causa di presunte negligenze sanitarie e di un'infezione nosocomiale contratta in ospedale. La vicenda è stata trattata in tre gradi di giudizio, con il rigetto della domanda da parte del Tribunale di Milano e della Corte d’Appello di Milano, in quanto non si riteneva provato il nesso causale tra la negligenza dei sanitari e il decesso della paziente.

    I ricorrenti contestavano la mancata valutazione di elementi cruciali, come l'infezione contratta in ospedale e l'errata interpretazione del nesso causale secondo un criterio di certezza, anziché probabilistico. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, rilevando che la Corte d'Appello aveva utilizzato un criterio di giudizio errato, limitando l'analisi al comportamento dei sanitari senza considerare adeguatamente la responsabilità della struttura per l'infezione nosocomiale.

    Nella sentenza, la Corte di Cassazione ha precisato che, in tema di infezioni nosocomiali, la responsabilità della struttura sanitaria può essere accertata attraverso la verifica delle misure adottate per prevenire tali infezioni. 

La Cassazione, va oltre, dettagliando specificamente una serie di cautele che la struttura deve dimostrare di aver adottato. Questi oneri probatori riguardano sia aspetti generali di prevenzione delle infezioni, sia obblighi specifici del personale sanitario e dirigenziale. 

Ecco i principali punti elencati dalla Corte per quanto riguarda le misure preventive:

Oneri probatori generali per la struttura sanitaria:

  1. Protocolli di disinfezione, disinfestazione e sterilizzazione di ambienti e materiali.
  2. Modalità di raccolta, lavaggio e disinfezione della biancheria ospedaliera.
  3. Modalità di smaltimento dei rifiuti solidi e dei liquami.
  4. Caratteristiche della mensa e strumenti per la distribuzione di cibi e bevande.
  5. Preparazione, conservazione e uso dei disinfettanti.
  6. Qualità dell'aria e degli impianti di condizionamento.
  7. Sistema di sorveglianza e notifica di eventuali infezioni nosocomiali.
  8. Criteri di controllo e limitazione dell'accesso ai visitatori.
  9. Procedure di controllo degli infortuni e malattie del personale e le profilassi vaccinali.
  10. Rapporto numerico tra personale e degenti, in modo da assicurare un'adeguata assistenza.
  11. Sorveglianza basata sui dati microbiologici di laboratorio per monitorare eventuali germi patogeni.
  12. Redazione di report da parte delle direzioni dei reparti, con monitoraggio periodico della flora microbica.

La Cassazione, si è concentrata anche sugli oneri soggettivi, elencando i compiti specifici dei dirigenti e del personale sanitario:

  1. Dirigente apicale: deve indicare le regole cautelari e ha il dovere di sorveglianza e verifica periodica (riunioni, visite) sull'applicazione delle misure preventive.
  2. Direttore sanitario: ha l'obbligo di organizzare e attuare le indicazioni igienico-sanitarie, vigilare sulle sterilizzazioni e sanificazioni, gestire le cartelle cliniche e assicurarsi del rispetto delle procedure di consenso informato.
  3. Dirigente di struttura complessa (ex primario): è responsabile per l'attuazione dei protocolli di prevenzione, lavorando a stretto contatto con specialisti (microbiologo, infettivologo, epidemiologo, igienista) e denunciando eventuali carenze strutturali o mancanze nei protocolli.
  4. Medico legale deve indagare sulla causalità generale e specifica delle infezioni nosocomiali, valutando:
  1. Adeguatezza delle misure preventive adottate.
  2. Storia clinica del paziente e caratteristiche dell'infezione.
  3. Protocolli applicati per prevenire il rischio clinico e l'adeguatezza delle misure adottate contro le infezioni.

Pertanto, conclude la Corte, per la responsabilità della struttura sanitaria, la struttura, per andare esente da responsabilità deve dimostrare di aver:

  1. Adottato tutte le misure prescritte dalle normative e dalle leges artis per prevenire l’insorgenza di patologie infettive.
  2. Applicato i protocolli di prevenzione in maniera puntuale e corretta nel caso specifico.

La Corte conclude che la responsabilità della struttura sanitaria non può essere esclusa solo perché l'errore o la negligenza non riguardano direttamente i singoli sanitari, ma può essere imputabile anche a carenze organizzative della struttura stessa, come ad esempio scarse misure di igiene o prevenzione delle infezioni.

In sintesi, la responsabilità della struttura sanitaria si fonda non solo sull'operato dei sanitari, ma anche sulla corretta gestione e implementazione di protocolli e misure preventive, che la struttura deve essere in grado di dimostrare di aver rispettato rigorosamente, dettagliatamente elencate dalla Suprema Corte.

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